martedì 30 luglio 2019

RECENSIONE: “Mathilda” di Mary Shelly, nella traduzione di Alessandranna D’Auria

Titolo: Mathilda
Autore: Mary Shelley
Editore: Darcy Edizioni
Pagine: 140
Traduttore: Alessandranna D’Auria
Costo: 2.99 in ebook e in offerta in preorder a luglio a 0,99€ - 12€ in cartaceo 

Trama
Dopo una serie di tragici lutti, tra cui quello del marito, Mary Shelley scrive il racconto Mathilda, condito da alcuni elementi autobiografici, sfoggiando tutte le sue doti di romantica drammaticità.
Mathilda, sedicenne ricca di nascita ma orfana di madre, abbandonata da un padre che le dà la colpa per la scomparsa dell’amata sposa, è costretta a crescere con una zia avara di sentimenti. Quando il padre decide di tornare da lei, succede qualcosa di inaspettato: la somiglianza della fanciulla con la madre è sorprendente al punto che l’uomo la crede una reincarnazione dell’adorata Diana, così da innamorarsi della figlia. 
Un racconto che è ossessione e passione, sfogo e dolore, lo stesso provato da Mary Shelley in vita. La sua penna sapiente rende immaginario quel che è stata per lei realtà.


Recensione:
Buongiorno a tutte, oggi vi parlo del romanzo “Mathilda” di Mary Shelly, nella traduzione curata da Alessandranna D’Auria, per la Darcy Edizioni, che gentilmente mi ha fornito la copia del romanzo. Premetto, che nonostante l’autrice sia molto famosa, è la prima volta che leggo un suo racconto. 
La storia è ambientata dopo il 1819, si svolge nell’arco di circa 4 anni, e racconta sotto forma di lettera, le memorie della protagonista Mathilda, narrate in prima persona. E’ un racconto di amore e morte, ma anche di perdono, e di espiazione per i peccati commessi. Mathilda poco più che ventenne, in punto di morte decide di raccontare la sua vita e il suo segreto, affidando i suoi ricordi alle pagine scritte, rivolgendosi all’amico poeta che aveva cercato di consolare il suo animo. 

“Mi trovo in uno strano stato d’animo. Sono sola, completamente sola al mondo, la piaga della sfortuna è passata su di me e mi ha inaridita; so che sto per morire e mi sento felice, gioiosa.... Non vedrò mai le nevi di un altro inverno, devo credere che non sentirò mai più il calore vivificante di un altro sole estivo; ed è con tale convinzione che comincio a scrivere la mia tragica storia”
“Mi avete spesso chiesto la causa della mia vita solitaria, delle mie lacrime e soprattutto del mio impenetrabile e scontroso silenzio. In vita non ho osato, nella morte svelo il mistero

La narrazione inizia non dall’infanzia di Mathilda, bensì da una descrizione molto accurata di suo padre, a partire dalla giovinezza, fino al matrimonio con l’amata Diana e al racconto della passione quasi ossessiva, che lo legava alla sua sposa. 

“Era una passione cresciuta con la crescita di lui; si era intrecciata con ogni facoltà e ogni sentimento e si sarebbe persa solo con la vita. Nessuno sapeva del loro amore eccetto i loro due cuori”

Ciò che accadde 15 mesi dopo, fu la causa scatenante di tutti gli eventi successivi. Diana morì qualche giorno dopo aver dato alla luce Mathilda. Il dolore che ne scaturì fu così lacerante che il padre, anziché prendersi cura amorevolmente della neonata, la rifiutò con tutte le sue forze; dopo un mese partì svanendo nel nulla per 16 lunghi anni, senza mai dare notizie.
Da qui in poi Mathilda inizia a raccontare la sua infanzia, affidata alle cure di una zia fredda e poco amorevole: imparerà presto ad apprezzare la solitudine.

Gradualmente mi riconciliai con la solitudine, ma nessuno riempì il suo posto nei miei affetti. Vissi in un paese desolato dove .... non c’era nessuno da lodare. E ben pochi da amare”

Improvvisamente, un giorno, il padre si presenta, facendosi precedere da una lettera nella quale esprime l’ardente desiderio di incontrare e stringere tra le braccia l’amata figlia.

Il mio racconto di questo libro si ferma qui: per scoprire il segreto di Mathilda  dovete leggerlo, non mi piace fare spoiler nelle mie recensioni, ma cercare di incuriosirvi e spingervi a leggere il romanzo. 
Però vi lascio le mie impressioni: questo libro, per chi è abituato a leggere i classici, è un continuo spunto per fermarsi a riflettere e credo che la vita dell’autrice, così come la sua scrittura, sia stata influenzata dall’aver letto o conosciuto i grandi scrittori suoi contemporanei, e che le sue opere siano state ispirazione e insegnamento per chi è arrivato dopo.
La descrizione dell’amore ardente e ossessivo del padre verso la moglie e nei confronti di Mathilda, mi ha ricordato per certi aspetti, (anche se scritto ben 70 anni dopo) la descrizione che Oscar Wilde fa in Dorian Gray, a proposito dell’amore per Sibyl, che successivamente rifiutata si suicida, e di quello malato per se stesso.

Poi senza svelarvi nulla del finale, vorrei farvi notare un'altra similitudine del testo, che mi ha molto colpito, con un altro famoso romanzo, pur in due contesti molto differenti:
Estratto da Mathilda (1819):
"Ti saluto, bel Sole, e tu, terra bianca, bella e fredda! Forse non ti vedrò mai più coperta di verde, e i dolci fiori della primavera in arrivo fioriranno sulla mia tomba....Addio! Cielo, e campi e boschi, e bei fiori che crescono su di te, le tue montagne e i tuoi fiumi, all’aria mite e al forte vento del nord, a tutti, un ultimo saluto. Non verserò più lacrime perché il mio compito è quasi adempiuto, e sto per essere ricompensata per una lunga e più pesante sofferenza."

Estratto da I promessi Sposi (1827):
"Addio, monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l’aspetto de’ suoi più familiari; torrenti, de’ quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendìo, come branchi di pecore pascenti; addio! Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana!.. "

Non so se  Mary Shelly abbia mai conosciuto Alessandro Manzoni nel suo viaggio in Italia, ma sarei curiosa di scoprirlo, e poichè la somiglianza è notevole, mi viene da pensare che anche il Manzoni abbia letto Mathilda. 

Il romanzo si legge con calma, il testo tradotto è complesso, e trattandosi di uno scritto pubblicato 200 anni fa, ha una costruzione articolata, con periodi lunghi e molto poetici. Credo che l'influenza del marito il poeta Percy Shelly,  l'amicizia con Byron, e la grande cultura di Mary si incontrino tutte in questo romanzo.
Concludendo, il libro merita tutta la vostra attenzione, perchè è un classico poco noto, ma rivela un pò la vita dell'autrice essendo per certi aspetti autobiografico. Voto 4,5/5

Vi lascio per una curiosità anche un link che parla della mia città natale e del suo rapporto con i coniuigi Shelly: Viareggio ed il mito di Shelley

Viareggio, il monumento a Shelly, nell'omonima piazza, di fronte alla spiaggia dove fu ritrovato morto il 18 luglio 1822

 







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