giovedì 29 agosto 2019

RECENSIONE: "Stupefacente banalità" di Pitti Duchamp


Titolo: "Stupefacente Banalità"
Autore: Pitti Duchamp
Editore: Dri Editore
Genere: Contemporaneo
Formati disponibili: ebook 2.99/ cartaceo 14.99
Lancio: ufficiale 26 agosto (preorder 23 a sconto)


Sinossi: 
«Vuole essere trattata come una donna o come un cliente?»

«Come cliente, ci mancherebbe!» rispose Mimì senza guardarlo negli occhi.

«Peccato, mi sarebbe piaciuto di più che avesse scelto la prima opzione.»


Lui è il manager di punta di un’azienda produttrice di macchinari agricoli, malato di lavoro. Lei una ex modella con figlio problematico a carico, che tenta di riciclarsi nel mondo dell’agricoltura senza la minima preparazione. Lui fa della calma e del sangue freddo le sue migliori virtù, lei dell’ansia il suo peggior difetto. Tra ricordi dolorosi che affiorano inesorabili dal passato, crisi post adolescenziali di un figlio cresciuto senza padre e problemi economici di ogni sorta, una storia solo apparentemente banale si fa strada tra le piante di ulivo della nostra splendida toscana, diventando piano piano … stupefacente!

RECENSIONE 

Buon rientro vacanze a tutte voi. Oggi parliamo dell'ultimo romanzo della bravissima Pitti Duchamp, "Stupefacente banalità" edito dalla DRI Editore.

La storia è ambientata fra i colli Romani e la campagna toscana, più precisamente tra Frascati, dove la nostra protagonista Mimì ha preso in mano, dopo la morte del padre, la gestione dell'azienda di famiglia: una concessionaria di veicoli e attrezzature agricole; e Vinci, dove il protagonista Raimondo, che di mestiere fa il rappresentante di macchinari agricoli,  possiede una casa/torre con una tenuta non proprio efficiente.
L'incontro tra i due avviene con una sonora figuraccia da parte di Raimondo che scambia la proprietaria Mimì, Artemisia De Santiis, per la belloccia segretaria poco sveglia.

Era una segretaria, ovvio che fosse anche bella, ma sveglia non doveva esserlo molto visto che lo guardava con l’aria di chi ha un callo doloroso a un piede. «Cerco Mimì De Santiis. Il titolare. L’hanno scelta per il suo acume, signorina?» chiese sorridente. Voleva essere un complimento sulla sua avvenenza, ma gli occhi celesti che più celesti non si poteva lo avevano confuso, e gli era uscito qualcosa che assomigliava a una presa per i fondelli. Cosa che comunque, ragionò, sarebbe stata un’esperienza eccezionale.
    «In realtà mi chiedo invece perché abbiano scelto lei. Sono io Mimì, ma per lei sono la signora Artemisia De Santiis.»

Ovviamente se ne va con la coda fra le gambe, cacciato da una decisa quanto offesa Mimì. Raimondo torna da dov'è venuto, e la sera stessa decide di andare a cena con dei colleghi; uscendo si ritrova a pensare a suo padre che non c'è più, alla decisione che dovrà prendere sull'eredità che gli è toccata: la casa con l'azienda agricola intorno e i debiti che lo assillano.
Decide di fare due passi e la sua attenzione viene attirata da degli schiamazzi e da un capannello di gente. Quando il gruppetto si dirada scorge, per terra il corpo accasciato di un ragazzone ubriaco. Non ci pensa due volte, e anziché chiamare l'ambulanza, lo carica in macchina e lo porta in ospedale. Qui fa una scoperta che influenzerà il resto del romanzo.

Mi fermo qui, non vi racconto altro, perché rischierei di fare spoiler..... ma vi lascio le mie impressioni.
E' il primo lavoro di Pitti Duchamp che leggo, (il suo precedente romanzo storico giace in attesa su Kindle) e devo dire che ho trovato una storia originale, in contrasto con il titolo, bella non il solito rosa pieno di cliché, con due protagonisti un po' più maturi. C'è il colpo di scena, con l'apparizione di un personaggio dal passato, che sembra arrivato apposta a scombinare le carte in tavola. Troviamo molti personaggi ben caratterizzati, il collega piacione, il capo avido, la ex, un vecchio amico fattore, e un giovanotto insofferente che vi sorprenderà. 

L'ambientazione è stupenda, sarà che sono di parte, ma le descrizioni della campagna toscana sono perfette e bellissime 



Il nostro protagonista è  una buona forchetta, amante del buon cibo, e qua e là appaiono spuntini golosi a base di porchetta e vino e tanti, tanti dolci. Raimondo è una persona per bene, un uomo premuroso e attento, un gentiluomo di altri tempi. Fa sempre quello che ritiene giusto, è un gran lavoratore e per lui il lavoro è stato un'ancora di salvezza nei momenti di difficoltà.
Aveva lavorato lui, sempre. Durante l’agonia di suo padre aveva lavorato. Durante la morte aveva lavorato e dopo averlo seppellito era tornato in macchina, al lavoro. E aveva nascosto il dolore sotto i tappetini dell’auto per non sentirlo, ma era consapevole che quella sofferenza sarebbe stata lì a far marcire la tappezzeria.
Artemisia, è invece una mamma single, ex modella ancora abbastanza giovane, che si reinventa per gestire senza alcuna esperienza l'attività del padre che non c'è più. E' una donna indipendente, sempre abituata a cavarsela da sola in ogni situazione, ma in un momento di difficoltà prenderà la decisione di fidarsi nuovamente di qualcuno che le cambierà la vita.

E' un libro che vi consiglio di leggere perchè è scritto bene, scorrevole, la storia non è banale anzi, e i personaggi e l'ambientazione completano il quadro. 
Voto 5/5 



Alla prossima settimana con tanti nuovi libri in uscita

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