domenica 22 dicembre 2019

BLOG TOUR - 5° tappa - INTERVISTA: "Chiamami con il mio nome" di Mariangela Camocardi



Intervista a Mariangela Camocardi

Prima di tutto benvenuta e grazie del tempo che ha dedicato all’intervista.

1. La prima domanda è per rompere il ghiaccio: dalla sua biografia emerge che è un’autrice molto prolifica, cosa l’ha portata a dedicarsi alla scrittura e perché ha deciso di rimanere nell’ambiente?
Quando scrivere è così istintivo, se si ha un’inclinazione che vuole manifestarsi, alla fine la assecondi e ci credi. Se ci credi, le storie arrivano. A me inizialmente appariva un po’ presuntuosa l’idea di un romanzo firmato Camocardi, ma la passione è prevalsa e mi sembrerebbe strano non raccontare qualcosa. Il che spiega perché sono ancora in prima linea, editorialmente parlando. 

2. Come è nato questo libro? Quando decide un nuovo romanzo prende appunti, pianifica, oppure scrive di getto? carta e penna, o direttamente al pc?
La trama ce l’avevo già in testa e dal momento che è piaciuta a Thomas Dri e a Sonia Gimor, l’ho subito sviluppata. Per ciò che riguarda la stesura, un po’ tutte e tre le cose. Prendo appunti se mi vengono mentre mi occupo di altro, quindi carta e penna per salvare buoni spunti, persino sugli scontrini dei negozi se sono fuori, poi salvo tutto sul pc. Chiaramente seguo un’impostazione di partenza, voglio dire, nel capitolo uno ci va questo e quello, nel terzo inserisco il tal personaggio e così via. Però non è un impianto rigido, nel senso che più spesso di quanto si pensi lo sviluppo evolve in modo del tutto diverso da come lo avevo immaginato. Anche i personaggi sono soggetti a metamorfosi sorprendenti che a volte mi stupiscono parecchio.

3. Al termine del romanzo o durante la stesura, lo fa leggere a qualcuno per avere un parere prima di passare all’editing vero e proprio?
Sì, sempre. Confrontarsi con le lettrici vere è un brainstorming molto costruttivo che arricchisce la struttura di un romanzo.

4. Il romanzo storico richiede un’accurata conoscenza di usi e dei costumi delle varie epoche: quanta preparazione c’è prima di buttare giù la storia vera e propria?
In casa mia le librerie sono l’arredo principale. Ho raccolto testi storici di ogni genere, biografie, ritagli di giornale, insomma, tanto materiale di cui mi avvalgo abitualmente. Mi auguro in maniera proficua per i lettori.

5. Come sceglie l’ambientazione, il luogo dove svolgere il romanzo? Si affida ad un ricordo, o un luogo a cui è affezionata? E per i nomi dei personaggi, cosa la ispira?
Ci rifletto parecchio visionando tramite filmati e documentari la città o i posti dove si muoveranno i protagonisti della storia. Oppure faccio un’esplorazione di persona, se voglio assorbire le atmosfere che si respirano nella location scelta. Sui nomi faccio un’accurata ricerca per trovare quelli più calzanti alla lei e al lui della situazione. Devo avvertire una specie di vibrazione quando sono “giusti” per i due protagonisti. Ci perdo molto tempo ma ne vale veramente la pena.  


6. Nel romanzo “Chiamami con il mio nome” le scene erotiche sono raffinate e per nulla volgari, mentre in “Matrimonio per procura” quelle tra Ludovisi e Corinna sono più esplicite e passionali: che approccio usa? Dopo tanti romanzi diventa più facile?
Per nulla facile, assolutamente. Sulle scene di sesso si rischia di essere ripetitivi e lavoro parecchio sulle parentesi di intimità e sull’erotismo. Melissa ha solo diciotto anni e non conosce la passione sensuale, Deryl ne è ben consapevole, e infatti i suoi approcci non sono mai impetuosi o eccessivi al punto da metterla in difficoltà. Nel romanzo precedente, invece, Corinna era più matura come età e aveva “letto” alcuni libri che dissertavano sul rapporto sessuale tra un uomo e una donna. Lei stessa era molto passionale, lo riconosce da sé nel romanzo.  

7. Scriverebbe mai un romanzo sequel non previsto, solo perché lo chiedono le lettrici? In questo caso è previsto un romanzo dedicato a Drew?
Sì, naturalmente. L’ho fatto sovente, e più che volentieri, proprio per assecondare la richieste delle mie lettrici. Esistono storie che esigono dei seguiti, io mi adeguo. 

8. La protagonista Melissa ha perso la memoria, la storia scaturisce da una tragedia, anche Ludovisi rimane vedovo a causa di un annegamento, come si crea il lato oscuro di un romanzo, gli intrighi, come ci si immedesima nel personaggio cattivo?
In realtà Ludovisi è all’oscuro delle trame ordite da quella strega di Amelia. Per ciò che mi riguarda, ho una predisposizione innata per costruire la parte “buia” che ciascuno di noi ha in sé. In Chiamami con il mio nome, Kenneth dice ad Harriet proprio questo, cioè che male e bene convivono in ogni persona, appunto. Devo dire, per averlo constatato tante volte, che i personaggi cattivi si impongono autonomamente al loro autore. Pretendono più attenzione di quelli positivi, vogliono i riflettori sulle proprie malefatte e ne vanno fieri. Sono gli antagonisti che mettono in luce i protagonisti. 

9. Ha scritto molto, c’è un genere letterario che non scriverebbe mai? Perché?
La fantascienza, e non perché non mi piaccia, bensì per il fatto di aver letto poco di questo genere, per cui sarei in difficoltà a scriverne.

10. Tra le sue colleghe, quale sceglierebbe per scrivere un romanzo a quattro mani?
Sono in ottimi rapporti con tutte, le stimo per bravura, perciò sarei in difficoltà a citare l’una piuttosto che l’altra, davvero. 

11. Rifacendomi alla domanda precedente, presterebbe un personaggio dei suoi romanzi per un “crossover” con un'altra autrice? Se sì, con chi?
Certo che lo farei! Sarebbe una sfida irresistibile. Maria Masella, per esempio, chissà in quale noir potrebbe inserire una delle mie sciantose del Venus.


12. Un aneddoto, se c’è che riguarda la stesura del romanzo? C’è una parte o un personaggio in particolare che l’ha divertita o fatta arrabbiare?
Io abito sul Lago Maggiore e ci sono storie di affondamenti famosi anche qui. Salendo sul traghetto che fa la spola da una sponda all’altra, ho immaginato, non senza un filo di angoscia, come possa essere scioccante trovarsi a bordo di una nave che di colpo si inabissa con tutti i suoi passeggeri. Il naufragio del Titanic è storia nota. Credo che Mabel, citando i personaggi del romanzo, mi abbia dato alquanto sui nervi per la prosopopea e la supponenza di chi si crede superiore agli altri soltanto per essere nata dalla parte giusta della barricata, ovvero tra i privilegiati di casta che non hanno nessun merito, se si esclude la discendenza nobiliare. 

13. Un’ ultima domanda, quando scrive lo fa ascoltando musica? Se sì che genere preferisce?
Ascolto i Pink Floyd ma anche i nostri cantautori, da Battisti a De Gregori, i Pooh e altri artisti che amo. A volte in sottofondo c’è qualche trasmissione tivù perché magari mi interessa seguire un fatto di cronaca che mi ha colpito, poi la concentrazione è tale da farmi estraniare da quanto viene detto, e non sento niente. 

Grazie mille per l’attenzione.
Silvia DC blog Leggoancoradieciminuti 

Grazie a te, Silvia, e a tutte le amiche del tuo blog a cui porgo i più cari auguri di Buone Feste. Speriamo in un anno nuovo che sia all’insegna della serenità per tutti noi.

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