venerdì 6 dicembre 2019

COVER REVEAL: "Sliding in Love" di Emma Scacco


Titolo: Sliding in Love
Autore: Emma Scacco
Genere: romanzi rosa
Numero di pagine: 555
Disponibile in e-book su Amazon dal 10 Dicembre 2019 a 2,99 € prezzo di lancio


Sinossi

Jonathan non sembra neanche figlio del suo tempo, forgiato dalla dura vita degli allevatori di bestiame del Texas. È un ragazzo con poche pretese e un chiaro futuro davanti ai suoi occhi.

Greta è stata portata via dal suo ranch da piccola, quando i genitori hanno divorziato. Trasferitasi a Londra con la madre, passa l'estate nella tenuta del padre, in Texas, un posto che ama e odia, ma soprattutto al quale non sente di appartenere.

Tiffany è bella, intelligente e manipolatrice, incapace di qualsiasi sentimento.

Finché tutto cambia.
Una missione dall'esito incerto coinvolgerà i tre protagonisti sotto il limpido e afoso cielo texano: il recupero di un cavallo ombroso, la scoperta della proprie origini, la nascita di un amore impossibile, la possibilità di rimarginare vecchi rancori mai seppelliti nel tempo.
Un viaggio nel proprio cuore alla ricerca di sé stessi contro un destino avverso.

Una storia di passione, amicizia, amore e intrigo che vi porterà tra la polvere e il sole del Texas.

La storia fa parte di una trilogia  #slidingloveseries, di cui è il primo libro.
  
Biografia
Emma Scacco è uno pseudonimo di una aspirante scrittrice di amore e di cavalli, come ama definirsi. Nata nella pianura emiliana, amante della vita all'aria aperta e dei cavalli da sempre passa l'adolescenza tra campi di gara di salto ostacoli, completo e dressage. Verso i vent’anni scopre la bellezza della monta western e, dopo la laurea, si cimenta con una delle sue migliori amiche nell'avventura di aprire un maneggio tra la provincia di Modena e Reggio Emilia.
Dopo anni passati tra i cavalli, per amore della famiglia si trasferisce in Toscana, abbandonando le arene e cominciando a scrivere.
Questa è la sua seconda storia, pubblicata in self e la prima della trilogia #slidingloveseries.
 
ESTRATTO:
Prologo

GRETA
Invidia.
Cocente e irriverente invidia.
Osservo due hostess zampettare veloci verso il prossimo volo, avvolte nelle loro tenute monocromatiche, trascinando ognuna il proprio piccolo trolley.
Perfette.
Vorrei essere come loro: ordinata, puntuale, talmente stirata da risultare spigolosa, nonostante il sorriso accogliente e lo sguardo cortese.
Viaggiano leggero. Avrei dovuto farlo anche io, invece di stivare due gigantesche valigie e subire il supplizio di vederle apparire da un momento all'altro sul rullo portabagagli.
Sarebbe più facile se imparassi a vivere come loro. Potrei anche stare comoda nella divisa d'ordinanza, con i capelli tirati e il trucco impeccabile.
Potrei.
E la vita sarebbe perfetta.
Potrei.
I tuoi capricci non ti porteranno da nessuna parte mi ammonisce la voce di nonna nella mia testa.
Eppure sciolgo il nodo della mia inadeguatezza, infilando le dita alla radice dei capelli lasciati sciolti sulla nuca, scuoto le spalle e la testa.
Forse.
Per ora mi hanno portato qui, in Texas, chissà che un domani non mi portino ovunque voglia.

JONATHAN
 
Io sono quello che sbaglia.
Una goccia di sudore si schianta sulla punta dello stivale imbrattato dalla polvere e solo allora alzo gli occhi al cielo. Il sole aranciato ed elettrico si sposta veloce verso l'orizzonte, lingue infuocate insanguinano le nuvole che si sfidano nella danza quotidiana del tramonto. Le ombre delle longhorn si distendono, creando sagome scure in cui le corna prominenti sembrano ancora più minacciose nello stagliarsi allungate sulla terra brulla.
Io sono quello che vuole restare, quando tutti sognano di partire.
Osservando l'erba bruciata tra i cespugli di mesquite, sembra che la crosta terrestre evapori anch'essa, mescolandosi all'etere: il cielo tuona alla terra la sua appartenenza, la terra compie il volo infinito della sua libertà. All'orizzonte, unico punto di contatto, i due eterni amanti trovano pace: il sole si riposa nel ventre della terra, permettendo al firmamento di regnare indisturbato nella notte.
Io sono quello che pensa di essere arrivato a meta. 
Ascolto il martellare ritmico sulle palizzate di legno indurito dal sole e dalle intemperie, il rilassante pascolare cadenzato del mio cavallo poco distante e il muggito lamentoso di un vitellino che si deve essere allontanato dalla manzarda, come se fosse l'unica melodia possibile: il ritmo della vita. Mi sfrego sui jeans i calli induriti e sporchi dei palmi delle mani, sono il simbolo di questa vita che è passione e mestiere, cadenzata dal sorgere del sole e dal susseguirsi delle stagioni.
Vorrebbero per me un futuro diverso.
Eppure io immagino la mia vita solo qui,  dove lo scorrere delle ore diventa relativo e un pomeriggio passato ad aggiustare un recinto logoro, non dura la fatica di ogni minuto, ma solo il tempo dell'ululato del coyote.

TIFFANY
Nella scuderia deserta si sente solo il cadenzato avanzare del mio cavallo, i suoi zoccoli sul cemento creano un ritmico e cullante rumore di passi che nella navata centrale viene amplificato dall'assenza di qualsiasi altro suono e nulla mi dona più pace di questo momento di piena intimità.
Ci fermiamo nel più assoluto silenzio.
Slaccio il sottopancia teso, per permettermi di sollevare la sella, e recupero le briglie, sfilandole dal muso. Il pelo fulvo luccica, imperlato da un leggero strato di sudore.
Oggi non sarebbe giorno di allenamento, ma io avevo l'impellente necessità di passare qualche ora in compagnia di colui che posso definire il mio migliore amico.
Lo striglio con calma, assaporando il piacere di ogni attimo in cui mi prendo cura di lui, che nulla pretende, nulla chiede, se non secchi di carote e qualche grattino appena sopra all'orecchio o alla base del garrese. Netto gli zoccoli, spazzolo i crini neri di coda e criniera fino a farli diventare soffici e lisci, mi perdo ad accarezzare il suo pelo caldo e lucente, gustando la tranquillità che questi gesti armonici, regolari e silenziosi mi donano. Il trillo del cellulare e mi sento braccata; guardo il display illuminarsi valutando la possibilità di fingere di non aver sentito, ma il richiamo ai miei doveri sfonda la porta del tempo e mi ritrovo a correre.



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