venerdì 18 ottobre 2019

RECENSIONE: "La mercante di ricordi" di Sara Purpura e Simona Liubicich


GENERE: Contemporary Romance
DATA DI PUBBLICAZIONE: 15 Ottobre 2019
NUMERO DI PAGINE: 342
 

Edimburgo. Scozia. 
Kenna e Aidan sono una coppia felicemente sposata. Col tempo, però, l’ambizione personale di entrambi cambia quel mondo così apparentemente perfetto. La morte del figlio Ian distrugge tutto ciò che avevano creato e quello che li aveva uniti un tempo si trasforma in odio, fino all’inevitabile separazione. Ognuno fa i conti a proprio modo con il lutto e intanto trascorrono tre lunghi anni nei quali ogni giorno il dolore della perdita si rinnova. Eppure, il ricordo di ciò che li ha uniti è ancora lì, vivo come sono ancora vivi Aidan e Kenna. Grazie al piccolo banco di legno che vende gli aeroplani tanto amati dal loro bambino, la magia del Natale potrebbe essere la porta che dovranno aprire insieme per ritrovarsi, soprattutto per perdonarsi. La mercante di ricordi è la storia straziante di un sentimento che ha innumerevoli sfaccettature tra cui quella devastante della perdita e quella salvifica del perdono. Una storia vera come può essere il dolore. Una storia vera come può essere l'amore.

RECENSIONE 
 ...... A volte la vita decide di porci davanti prove insopportabili e allora crolliamo, ma prima o poi a ogni caduta corrisponde una risalita e a un certo punto troviamo la forza di afferrare le mani di chi vuole vederci rialzare. Nel nostro caso, quelle che ci avevano riportato alla vita erano le mani del nostro adorato bambino....
Bentornate a tutte sul blog. Questa volta vi racconto una storia che mi ha emozionato, facendomi versare lacrime nei momenti difficili e dolorosi, e lacrime di gioia quando le vicende dei protagonisti hanno ritrovato il loro equilibrio. 
Vi racconto de "La mercante di ricordi" un bellissimo romanzo scritto a quattro mani da un duo fantastico: Sara Purpura che molte di voi conosceranno per la storia di Des e Ana, e da Simona Liubicich autrice di numerosi romance storici. Due penne straordinarie che hanno saputo mettere sulla carta parole di dolore, di perdita ma anche di rinascita.
Ho avuto il piacere di leggere questo libro grazie alle autrici che mi hanno fornito la copia digitale del romanzo, e non le ringrazierò mai abbastanza per la fiducia dimostrata e per avermi dato l'opportunità di conoscere Aidan e Kenna. 

Ma andiamo con ordine: la nostra storia si svolge ad Edimburgo, la città è descritta così bene, che sembra di essere lì con loro; ci racconta le vicende dei due protagonisti, dalla nascita del loro amore ancora giovanissimi pieni di sogni e di ambizioni, passando attraverso il dolore e l'indifferenza che la morte del figlio getterà su di loro, fino al perdono, la consapevolezza di quanto affrontato e la rinascita di un sentimento forte come il loro amore che piano piano torna prepotentemente a galla.

Aidan e Kenna si sono sposati molto giovani, e la nascita di Ian ha riempito le loro giornate, ma con il passare del tempo il lavoro, le ambizioni professionali, lui medico pediatra con una carriera in ascesa e lei infermiera, entrambi nello stesso ospedale, tutto ciò distoglie la loro attenzione da cose ben più importanti come l'occuparsi di un figlio.
Ed è proprio durante un' estenuante giornata di lavoro, che dimenticano di andarlo a prendere a scuola, così Ian decide di tornare a casa a piedi; si consumerà la tragedia che sconvolgerà le loro vite e quelle delle persone che gli sono vicine. 
Kenna accuserà Aidan per quanto è successo, arrivando a cacciarlo di casa e a tentare il suicidio. Lui dal canto suo subirà questa decisione, ma ne prenderà una altrettanto drastica, partire come medico volontario per Aleppo dove per tre anni si troverà a lavorare sotto il rumore delle bombe.
Ciascuno di loro affronterà la perdita del figlio in modo autodistruttivo, quasi come se infliggendosi dolore, potessero far tornate indietro il tempo.
Kenna piano piano è riuscita ad andare avanti, ha trasformato la passione di suo figlio Ian per gli aeroplanini in un hobby abbastanza redditizio, e questo le ha permesso di sopravvivere senza aver mai superato il dolore. 
Quando Aidan deciderà di tornare ad Edimburgo e i suoi occhi incrociano quelli di Kenna, capisce che nonostante tutto la ama ancora e farà di tutto per riconquistarla.
Per un istante che mi sembrò lungo un’eternità, ci guardammo. Probabilmente nessuno dei due stava credendo a ciò che vedeva di fronte a sé: la propria nemesi. Noi che ci eravamo distrutti a vicenda, noi che ci eravamo amati così tanto da riuscire poi a farci male in un modo orrendo, che avevamo perso la cosa più bella della nostra vita. Ma eravamo ancora lì, vivi e io incapace di proferire parola, come lei.

Rivederlo era stato uno shock e forse l’amore fa sempre questo effetto: toglie il respiro, fa correre più veloce il sangue nel corpo, fin dentro le orecchie, dove lo senti pulsare. Forse è questo che l’amore riesce a fare: si fa beffe del tempo e lo riporta indietro.
Scusate se questa volta mi sono dilungata troppo nel raccontarvi la trama e vi ho svelato qualcosa in più, ma non potevo farne a meno. 
La storia prende talmente tanto il lettore che non si può interromperla e metterla da parte, va portata a termine. La cover è bellissima, come lo era anche quella dell'edizione precedente. Perchè questo romanzo è alla sua seconda uscita: Sara e Simona hanno rimesso mano alla storia, apportando qualche piccola miglioria e aggiungendo qualche scena, ma nulla di più, senza stravolgere l'originale. 
La prima parte del romanzo, pur bellissima, è quella più dolorosa e commovente, mentre nella seconda parte ho amato moltissimo la caparbietà di Aidan nel voler ricostruire il rapporto con Kenna.
Cosa dirvi di più di questo, non ci sono parole per trasmettervi le emozioni molteplici che questo romanzo lascia dietro di se, come le scie degli aeroplani, che non scompaiono però, ma sedimentano da qualche parte in fondo al cuore, nella speranza di non dover mai affrontare un dolore simile.
Un abbraccio alle splendide autrici di questa storia bellissima e l'augurio che Aidan e Kenna facciano tantissima strada.
Voto 5/5 e scusate se è poco

ESTRATTO
«Cristo, Kenna…» le dissi prima di affondare dentro di lei con un unico colpo. Lei quasi urlò, ma sapevo che non era per il dolore: era stretta, erano anni che non faceva sesso. Iniziai a muovermi lento, con cautela, temendo che da un momento all’altro lei potesse mettersi a gridare, scalciarmi via, rifiutarmi. Ma non accadde. Invece mi accolse, alzando i fianchi a ogni mia spinta, artigliandomi le natiche mentre si sollevava per baciarmi, stringermi e ansimare dal piacere. Non mi sembrava vero, aveva tutto dell’incredibile perché in quel garage si stava compiendo un piccolo miracolo. Sembravamo di nuovo noi due, differenti ma noi due. Segnati, feriti, a pezzi, ma quei resti in qualche modo riuscivano ancora a combaciare. Quando sentii che stava assecondando il ritmo sempre più incalzante delle mie spinte, allora mi lasciai andare a quel movimento antico come la terra; inseguii l’istinto e la strinsi tra le braccia, mentre l’orgasmo ci coglieva di colpo, facendoci ansimare all’unisono e lasciandoci poi abbracciati su quel bancone di legno, in mezzo a pezzi di aeroplanini che per me rappresentavano il passato e per lei passato e presente. Non era stato solo sesso e, quando la guardai negli occhi pieni di lacrime, compresi che anche lei doveva pensarla allo stesso modo.....

.......Le presi il viso tra le mani e mi persi nei suoi occhi pieni di lacrime prima di baciarla. Lo feci con delicatezza, come se temessi di rompere un calice di cristallo sottilissimo. Sulle sue labbra morbide mormorai di nuovo ‘non voglio perderti’ e fu in quell’attimo che le mi cinse il collo stringendomi e ricambiando quel bacio che divenne profondo, struggente come un urlo senza voce. Rimanemmo così, semplicemente a baciarci non so per quanto, a cercarci l’un l’altra con le bocche, con i respiri e le lacrime: non riuscivo, non volevo staccarmi da lei e allo stesso tempo temevo di forzarle la mano. Sapevo quanto in passato a Kenna fosse piaciuta la mia irruenza sessuale, ma adesso eravamo diversi. C’era un mondo intero da rimettere al suo posto ed eravamo entrambi consci che in ogni caso le cicatrici sarebbero rimaste per sempre, sgraziate e dolorose.

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