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L'amore, quando arriva, non chiede il permesso.
SINOSSI
SINOSSI
La vita di Veronica scorre monotona, intrappolata in una routine grigia
fatta di mille regole da seguire, tailleur eleganti, locali costosi e
amici poco sinceri. Le uniche cose che le permettono di riprendere fiato
sono il suo amato violino, la passione per la musica e l'affetto
incondizionato del padre, che farebbe di tutto per renderla felice.
Il suo equilibrio di cristallo, però, va totalmente in frantumi quando è costretta a sposare Kain, il suo amico d'infanzia.
Carisma da leader, maniere impertinenti, inchiostro sulla pelle e una
band al seguito, Kain Valentine è una vera rockstar, e non ha bisogno di
chiederle il permesso per abbattere le barriere del suo cuore di
ghiaccio.
RECENSIONE
Buona domenica a tutte, questa sera
vi parlo di un romanzo che ho amato moltissimo e che ho riletto nella nuova
versione edita da More Stories. Si tratta di “Rock You” di Mia Another.
Come anticipato, avevo già letto
questo romanzo circa un anno fa e mi sono innamorata follemente del suo
protagonista maschile Kain, e in seguito di tutti i romanzi di questa
strepitosa autrice.
Come mi ha fatto notare un’amica scrittrice qualche tempo
fa in un suo post, il romanzo è ben riuscito quando arrivata alla fine ti sei
innamorata del protagonista maschile, che sia un bad boy, un maschio alfa rude
e scorbutico, oppure il classico bravo ragazzo. Questo è l’effetto che fa Kain
sul mio animo da lettrice.
Poi il fatto che si parli di musica è un vantaggio
perché adoro il rock e le storie ambientate intorno alla musica e poi grazie a
questo romanzo e alla playlist che l’autrice ha inserito alla fine ho
riscoperto alcune belle canzoni. Ovviamente come ogni rock band che si rispetti
il protagonista non sarà mai un angioletto, ma di sicuro un personaggio
spigoloso, tatuato, scontroso e anche un po’ volgare, ma tanto bello da far
perdere la testa e perdonargli qualsiasi cosa.
Mia è stata bravissima in tutto
questo e voi non potete immaginare la mia emozione quando ha accettato la mia
amicizia sui social: la adoro.
Ma partiamo dall’inizio per chi si è
avvicinato adesso a questa autrice e a chi leggerà Rock You per la prima volta.
Kain e Veronica si conoscono fin da
bambini, poiché i loro padri erano soci in affari oltre che molto “amici”. Era
normale per loro passare del tempo assieme durante le vacanze estive, e
Veronica ricorda quel ragazzino dispettoso che la prendeva in giro per la sua
erre moscia. Le cose poi sono andate male per la famiglia di Kain, il padre è
finito in prigione per truffa addossandosi tutta la colpa non coinvolgendo il
padre di Veronica, che però gli fa una promessa: prendersi cura di Kain.
Promessa che adesso è il momento di mantenere. E che cosa c’entra Veronica in
tutto questo, direte voi? Beh, c'entra molto dal momento che il padre le chiede
un immenso favore: acquistare all’asta la villa del Valentine, i genitori di
Kain cosi da portela in seguito cedere a lui. E c’è una questione da risolvere,
per poter cedere la villa senza destare sospetti Veronica deve sposarlo, in un
matrimonio solo di facciata, divorziare dopo sei mesi e come risarcimento per infedeltà
cedergli la villa.
Ma quello che sulla carta poteva
sembrare un accordo e nulla più, in pratica si rivela una convivenza complicata
e imprevedibile come solo quella tra due persone molto diverse poteva essere.
Mi fermo qui, non vi svelo altro,
anche perché dovete assolutamente leggerlo, così come dovrete leggere il
seguito che potete trovare online in versione self dove troverete un Kain un po’
diverso.
I protagonisti di questa storia sono
molti, i due protagonisti non potrebbero essere più diversi, lei perfettina e
rigida, è amante della musica classica, suona il violino come ha scelto per lei
la madre.
Riluttante, poggiò la mano sulla mia e si alzò lentamente. Quel gesto mi fece capire molte cose di lei. Quella ragazza era chiusa in una gabbia di insegnamenti severi e buonsenso. Si muoveva come un burattino e non aveva mai il coraggio di spezzare i fili che la tenevano prigioniera. Ma non toccava a me salvarla. Io volevo solo che mi ascoltasse suonare.
Di Kain non c’è molto altro da dire,
a parte che è bello, tatuato, con l’aria da cattivo ragazzo, ma anche un
bravissimo musicista sicuro di sé, quello che Veronica gli invidia.
«Che lavoro fai?» «Lo spacciatore.» Spalancò gli occhi, si mise una mano sulla bocca e rimase immobile sul sedile. Stava letteralmente tremando di paura. «Ma fai sul serio?! Cristo, guarda dietro» dissi, accennando ai sedili posteriori. Dallo specchietto retrovisore la vidi allungare una mano verso la custodia della mia chitarra poggiata sul sedile. «Sono un musicista, come te» le spiegai. «E riesci a guadagnare dei soldi suonando? Voglio dire, abbastanza da farne un lavoro?» Sollevai fieramente un sopracciglio. «Tu no?» Si morse il labbro, chinò lo sguardo e il suo atteggiamento mutò completamente. Senza volerlo, avevo toccato un tasto dolente. Era diventata improvvisamente fragile, insicura. «Suppongo di non essere ancora abbastanza brava per questo» mormorò. «Comunque, non pensavo che suonassi anche tu.» «Abbiamo qualcosa in comune, hai visto?»
Gli altri personaggi sono gli altri membri della band, Richard il responsabile dello studio di registrazione e
amico di Kain, e Charles il produttore discografico. Ci sono anche le amiche di
Veronica, i suoi genitori e Oliver.
Il mio giudizio su questo romanzo è
ovviamente più che positivo, i due protagonisti si sono presi un pezzettino del
mio cuore, soprattutto Kain ed è capitato che rileggessi la loro storia spesso.
Questa nuova versione, riadattata con tagli e aggiustamenti, alle linee
editoriali della CE, nel complesso è godibile, anche se la figura rude di Kain
ne esce un po’ troppo addolcita.
L’unico appunto che posso fare alla casa
editrice per il lavoro svolto riguarda la cover: non l’ho trovata adatta a
questo libro, perché a mio avviso è fuorviante. Il protagonista nella foto ha
una camicia a quadri che fa pensare più ad un musicista country che a un
rocchettaro bello e dannato. È un’immagine da bravo ragazzo che non rispecchia
l’anima di Kain. Ammetto che se non avessi conosciuto la storia e l’autrice
così bene, difficilmente mi sarei avvicinata a questo libro, considerando anche
che io odio la musica country, ma questa è solo la mia opinione.
Ragazze non
fatevi ingannare dall’aspetto, in questo caso l’abito non fa il monaco, e la
sostanza è quello che conta.
Kain e Veronica vi aspettano per
farvi innamorare di loro.
Voto 5/5 e scusate se è poco.
Prologo
Il vino rosso nel bicchiere sembrava sangue,
oscillava al dolce movimento della sua mano, e poggiandosi sulle sue labbra
carnose le tinse per pochi istanti. Deglutì, e il drago tatuato sul suo collo
sembrò prendere vita e ruggire verso l’alto. I suoi occhi si riflessero nel cristallo sottile e
poi si insinuarono nella mia scollatura, scorrendo lungo la mia treccia di
capelli neri e fermandosi sul mio viso. «Potrei fare l’amore con te, Veronica.
Dolcemente, sotto la luce della
luna che entra dalla finestra aperta e si posa sul nostro letto, sulle lenzuola
di seta blu che tanto adori. Potrei baciarti lentamente e respirarti sul collo,
essere gentile e ascoltare il tuo corpo come musica, assecondarti fino a farti
sciogliere tra le mie mani.»
Aveva la voce roca e profonda, parlava con calma,
da vero seduttore, sicuro di sé e
consapevole delle reazioni contrastanti che stava scatenando nel mio cuore.
Poggiò di nuovo il bicchiere sul tavolo, sogghignando. «Ma non mi va» disse con durezza all’improvviso,
spezzando l’incanto
delle sue parole. «Non mi
piacerebbe e non godrei per niente, ci metterei una vita a venire e sarebbe
noioso, insipido e scontato, proprio come quei romanzetti che leggi prima di
andare a dormire.»
Mi mostrò i denti bianchi e lucenti in un sorriso arrogante.
«Io preferirei sbatterti
contro un muro, tenerti per i capelli e scoparti finché non ti tremano le ginocchia, senza
preliminari. E niente sussurri e parole dolci, grideresti il mio nome pregando
di non fermarmi.» C’era
un fuoco, dentro di me, che lui sapeva far divampare violentemente, dal ventre
alla gola. Non era amore né odio,
ma solo rabbia, fiamme vive.
Ansimai e scattai all’indietro, urlando con tutta l’aria che
avevo nei polmoni. «Sei
disgustoso!» «Sì, ma sono me stesso fino alla fine» ribatté fiero. «E tu chi sei, invece? Lo chiedi a ogni specchio che ti ritrovi
davanti, guardi terrorizzata il tuo riflesso sperando che ti dia la risposta
che desideri. Ti sforzi di apparire come una sofisticata donna di classe e di
dimostrare agli altri che sei perfetta e irreprensibile, mentre in realtà daresti
qualsiasi cosa per venire a letto con me. Non sei stanca di fingere?»
Un
formicolio mi attraversò le braccia, iniziai a respirare a fatica, come se il
mio prezioso collier mi stesse strozzando. Con la mano tremante gli tirai uno
schiaffo, centrando in pieno la sua guancia appena rasata, tanto forte da
sentire dolore sul palmo. «Io
non verrò mai a letto con te!» Un istante di silenzio, come un ago affilato,
punse le mie orecchie, poi seguì un fischio. Mi sentii tremendamente in colpa,
indietreggiai di un passo e urtando la sedia rischiai di perdere l’equilibrio.
Lui, intanto, massaggiandosi il punto dolorante, emise una breve e gelida
risata, con le palpebre abbassate.
Il mio gesto non era servito a togliergli
dalla faccia quel ghigno beffardo. «Invece
sì. E mi supplicherai di accontentare tutte le tue voglie represse.»
Infuriata,
con i pugni chiusi, feci per lasciare la veranda facendo riecheggiare il rumore
dei miei tacchi sul marmo come una sorta di monito. Non volevo che mi seguisse,
avevo paura di farmi toccare, perché
non ero certa di poter mantenere la mia determinazione se lui mi avesse
sfiorata con quelle mani tatuate, che trovavo rozze, ma anche virili ed
eccitanti. «Vaffanculo, Kain» mi
sfuggì a denti stretti.
«Bene!» esclamò aprendo le braccia. «Inizi a emergere. Non ti senti
meglio, adesso? Sfogati, offendimi pure, tanto ho la pelle dura.» Continuai ad
allontanarmi, ma la sua voce giunse comunque alle mie orecchie. «Ma come, già te ne vai? Stavo iniziando a
divertirmi.»
Mi voltai a guardare di nuovo quegli occhi diabolici, un’ultima
volta, prima di ritirarmi nella mia stanza, come ogni sera. Ritrovai i tratti
del ragazzino che conoscevo, tra i ciuffi di capelli ribelli e le ciglia folte,
sotto il velo arrogante della presunzione.
Me ne andai, lo lasciai solo con il
suo gigantesco ego, e lo sentii sbuffare e lamentarsi come un bambino
capriccioso. «Dio, ho sposato
una donna di ghiaccio.»
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