domenica 20 ottobre 2019

RECENSIONE: "Rock You" di Mia Another

Disponibile in preordine su amazon.it 
in vendita da sabato 5 ottobre
ebook €2,99 pp. 283
cartaceo €11,99 pp. 283

L'amore, quando arriva, non chiede il permesso.

SINOSSI
 

La vita di Veronica scorre monotona, intrappolata in una routine grigia fatta di mille regole da seguire, tailleur eleganti, locali costosi e amici poco sinceri. Le uniche cose che le permettono di riprendere fiato sono il suo amato violino, la passione per la musica e l'affetto incondizionato del padre, che farebbe di tutto per renderla felice.
Il suo equilibrio di cristallo, però, va totalmente in frantumi quando è costretta a sposare Kain, il suo amico d'infanzia.
Carisma da leader, maniere impertinenti, inchiostro sulla pelle e una band al seguito, Kain Valentine è una vera rockstar, e non ha bisogno di chiederle il permesso per abbattere le barriere del suo cuore di ghiaccio.


RECENSIONE 

Buona domenica a tutte, questa sera vi parlo di un romanzo che ho amato moltissimo e che ho riletto nella nuova versione edita da More Stories. Si tratta di “Rock You” di Mia Another.

Come anticipato, avevo già letto questo romanzo circa un anno fa e mi sono innamorata follemente del suo protagonista maschile Kain, e in seguito di tutti i romanzi di questa strepitosa autrice. 
Come mi ha fatto notare un’amica scrittrice qualche tempo fa in un suo post, il romanzo è ben riuscito quando arrivata alla fine ti sei innamorata del protagonista maschile, che sia un bad boy, un maschio alfa rude e scorbutico, oppure il classico bravo ragazzo. Questo è l’effetto che fa Kain sul mio animo da lettrice. 
Poi il fatto che si parli di musica è un vantaggio perché adoro il rock e le storie ambientate intorno alla musica e poi grazie a questo romanzo e alla playlist che l’autrice ha inserito alla fine ho riscoperto alcune belle canzoni. Ovviamente come ogni rock band che si rispetti il protagonista non sarà mai un angioletto, ma di sicuro un personaggio spigoloso, tatuato, scontroso e anche un po’ volgare, ma tanto bello da far perdere la testa e perdonargli qualsiasi cosa.
Mia è stata bravissima in tutto questo e voi non potete immaginare la mia emozione quando ha accettato la mia amicizia sui social: la adoro.

Ma partiamo dall’inizio per chi si è avvicinato adesso a questa autrice e a chi leggerà Rock You per la prima volta.
Kain e Veronica si conoscono fin da bambini, poiché i loro padri erano soci in affari oltre che molto “amici”. Era normale per loro passare del tempo assieme durante le vacanze estive, e Veronica ricorda quel ragazzino dispettoso che la prendeva in giro per la sua erre moscia. Le cose poi sono andate male per la famiglia di Kain, il padre è finito in prigione per truffa addossandosi tutta la colpa non coinvolgendo il padre di Veronica, che però gli fa una promessa: prendersi cura di Kain. 
Promessa che adesso è il momento di mantenere. E che cosa c’entra Veronica in tutto questo, direte voi? Beh, c'entra molto dal momento che il padre le chiede un immenso favore: acquistare all’asta la villa del Valentine, i genitori di Kain cosi da portela in seguito cedere a lui. E c’è una questione da risolvere, per poter cedere la villa senza destare sospetti Veronica deve sposarlo, in un matrimonio solo di facciata, divorziare dopo sei mesi e come risarcimento per infedeltà cedergli la villa.

Ma quello che sulla carta poteva sembrare un accordo e nulla più, in pratica si rivela una convivenza complicata e imprevedibile come solo quella tra due persone molto diverse poteva essere.

Mi fermo qui, non vi svelo altro, anche perché dovete assolutamente leggerlo, così come dovrete leggere il seguito che potete trovare online in versione self dove troverete un Kain un po’ diverso.
I protagonisti di questa storia sono molti, i due protagonisti non potrebbero essere più diversi, lei perfettina e rigida, è amante della musica classica, suona il violino come ha scelto per lei la madre. 
Riluttante, poggiò la mano sulla mia e si alzò lentamente. Quel gesto mi fece capire molte cose di lei. Quella ragazza era chiusa in una gabbia di insegnamenti severi e buonsenso. Si muoveva come un burattino e non aveva mai il coraggio di spezzare i fili che la tenevano prigioniera. Ma non toccava a me salvarla. Io volevo solo che mi ascoltasse suonare.
Di Kain non c’è molto altro da dire, a parte che è bello, tatuato, con l’aria da cattivo ragazzo, ma anche un bravissimo musicista sicuro di sé, quello che Veronica gli invidia.

«Che lavoro fai?» «Lo spacciatore.» Spalancò gli occhi, si mise una mano sulla bocca e rimase immobile sul sedile. Stava letteralmente tremando di paura. «Ma fai sul serio?! Cristo, guarda dietro» dissi, accennando ai sedili posteriori. Dallo specchietto retrovisore la vidi allungare una mano verso la custodia della mia chitarra poggiata sul sedile. «Sono un musicista, come te» le spiegai. «E riesci a guadagnare dei soldi suonando? Voglio dire, abbastanza da farne un lavoro?» Sollevai fieramente un sopracciglio. «Tu no?» Si morse il labbro, chinò lo sguardo e il suo atteggiamento mutò completamente. Senza volerlo, avevo toccato un tasto dolente. Era diventata improvvisamente fragile, insicura. «Suppongo di non essere ancora abbastanza brava per questo» mormorò. «Comunque, non pensavo che suonassi anche tu.» «Abbiamo qualcosa in comune, hai visto?»

Gli altri personaggi sono gli altri membri della band, Richard il responsabile dello studio di registrazione e amico di Kain, e Charles il produttore discografico. Ci sono anche le amiche di Veronica, i suoi genitori e Oliver. 

Il mio giudizio su questo romanzo è ovviamente più che positivo, i due protagonisti si sono presi un pezzettino del mio cuore, soprattutto Kain ed è capitato che rileggessi la loro storia spesso. 
Questa nuova versione, riadattata con tagli e aggiustamenti, alle linee editoriali della CE, nel complesso è godibile, anche se la figura rude di Kain ne esce un po’ troppo addolcita. 
L’unico appunto che posso fare alla casa editrice per il lavoro svolto riguarda la cover: non l’ho trovata adatta a questo libro, perché a mio avviso è fuorviante. Il protagonista nella foto ha una camicia a quadri che fa pensare più ad un musicista country che a un rocchettaro bello e dannato. È un’immagine da bravo ragazzo che non rispecchia l’anima di Kain. Ammetto che se non avessi conosciuto la storia e l’autrice così bene, difficilmente mi sarei avvicinata a questo libro, considerando anche che io odio la musica country, ma questa è solo la mia opinione. 
Ragazze non fatevi ingannare dall’aspetto, in questo caso l’abito non fa il monaco, e la sostanza è quello che conta.
Kain e Veronica vi aspettano per farvi innamorare di loro.
Voto 5/5 e scusate se è poco.

Prologo   
Il vino rosso nel bicchiere sembrava sangue, oscillava al dolce movimento della sua mano, e poggiandosi sulle sue labbra carnose le tinse per pochi istanti. Deglutì, e il drago tatuato sul suo collo sembrò prendere vita e ruggire verso l’alto. I suoi occhi si riflessero nel cristallo sottile e poi si insinuarono nella mia scollatura, scorrendo lungo la mia treccia di capelli neri e fermandosi sul mio viso. «Potrei fare l’amore con te, Veronica. 
Dolcemente, sotto la luce della luna che entra dalla finestra aperta e si posa sul nostro letto, sulle lenzuola di seta blu che tanto adori. Potrei baciarti lentamente e respirarti sul collo, essere gentile e ascoltare il tuo corpo come musica, assecondarti fino a farti sciogliere tra le mie mani.» 
Aveva la voce roca e profonda, parlava con calma, da vero seduttore, sicuro di sé e consapevole delle reazioni contrastanti che stava scatenando nel mio cuore. Poggiò di nuovo il bicchiere sul tavolo, sogghignando. «Ma non mi va» disse con durezza all’improvviso, spezzando l’incanto delle sue parole. «Non mi piacerebbe e non godrei per niente, ci metterei una vita a venire e sarebbe noioso, insipido e scontato, proprio come quei romanzetti che leggi prima di andare a dormire.» 
Mi mostrò i denti bianchi e lucenti in un sorriso arrogante. «Io preferirei sbatterti contro un muro, tenerti per i capelli e scoparti finché non ti tremano le ginocchia, senza preliminari. E niente sussurri e parole dolci, grideresti il mio nome pregando di non fermarmi.» C’era un fuoco, dentro di me, che lui sapeva far divampare violentemente, dal ventre alla gola. Non era amore né odio, ma solo rabbia, fiamme vive. 
Ansimai e scattai all’indietro, urlando con tutta l’aria che avevo nei polmoni. «Sei disgustoso!» «Sì, ma sono me stesso fino alla fine» ribatté fiero. «E tu chi sei, invece? Lo chiedi a ogni specchio che ti ritrovi davanti, guardi terrorizzata il tuo riflesso sperando che ti dia la risposta che desideri. Ti sforzi di apparire come una sofisticata donna di classe e di dimostrare agli altri che sei perfetta e irreprensibile, mentre in realtà daresti qualsiasi cosa per venire a letto con me. Non sei stanca di fingere?» 
Un formicolio mi attraversò le braccia, iniziai a respirare a fatica, come se il mio prezioso collier mi stesse strozzando. Con la mano tremante gli tirai uno schiaffo, centrando in pieno la sua guancia appena rasata, tanto forte da sentire dolore sul palmo. «Io non verrò mai a letto con te!» Un istante di silenzio, come un ago affilato, punse le mie orecchie, poi seguì un fischio. Mi sentii tremendamente in colpa, indietreggiai di un passo e urtando la sedia rischiai di perdere l’equilibrio. Lui, intanto, massaggiandosi il punto dolorante, emise una breve e gelida risata, con le palpebre abbassate. 
Il mio gesto non era servito a togliergli dalla faccia quel ghigno beffardo. «Invece sì. E mi supplicherai di accontentare tutte le tue voglie represse.» 
Infuriata, con i pugni chiusi, feci per lasciare la veranda facendo riecheggiare il rumore dei miei tacchi sul marmo come una sorta di monito. Non volevo che mi seguisse, avevo paura di farmi toccare, perché non ero certa di poter mantenere la mia determinazione se lui mi avesse sfiorata con quelle mani tatuate, che trovavo rozze, ma anche virili ed eccitanti. «Vaffanculo, Kain» mi sfuggì a denti stretti.  
«Bene!» esclamò aprendo le braccia. «Inizi a emergere. Non ti senti meglio, adesso? Sfogati, offendimi pure, tanto ho la pelle dura.» Continuai ad allontanarmi, ma la sua voce giunse comunque alle mie orecchie. «Ma come, già te ne vai? Stavo iniziando a divertirmi.» 
Mi voltai a guardare di nuovo quegli occhi diabolici, un’ultima volta, prima di ritirarmi nella mia stanza, come ogni sera. Ritrovai i tratti del ragazzino che conoscevo, tra i ciuffi di capelli ribelli e le ciglia folte, sotto il velo arrogante della presunzione. 
Me ne andai, lo lasciai solo con il suo gigantesco ego, e lo sentii sbuffare e lamentarsi come un bambino capriccioso. «Dio, ho sposato una donna di ghiaccio.»
 

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