giovedì 7 maggio 2020

SEGNALAZIONE ROMANZO: "L’ultima risata" di Elena Genero Santoro

Genere: Narrativa, sentimento
Copertina flessibile: 274 pagine
Editore: PubMe (28 aprile 2020)   
Collana: Policromia
Lingua: Italiano    
Ebook: disponibile su tutti gli store
Cartaceo: disponibile su tutti gli store

Sinossi:
In quella che doveva essere una spensierata vacanza, Futura apprende che a suo padre rimangono poche settimane di vita. Decide pertanto di rimanere presso i genitori per trascorrere con lui l’ultimo periodo. Suo marito Patrick, rientrato a Barcellona per lavoro, deve destreggiarsi tra le avance di un’allieva invadente e i nuovi problemi del suo amico attore Mac. Mentre Giovanni, il fratello di Futura, soffre per il timore di perdere il padre, la sua fidanzata Manuela non disdegna le attenzioni di un nuovo collega che pare essere l’uomo perfetto. Per costruire gli ultimi ricordi col padre, Futura affronterà un percorso a ritroso; le toccherà un inaspettato salto nel passato, tra i frammenti di una famiglia disgregata e un’adolescenza disagiata. Avrà un incontro destabilizzante con il ragazzo che al liceo le aveva rubato il cuore, ma qualcuno la aiuterà a ricomporre i pezzi e le ricorderà che la vita deve essere affrontata con più leggerezza, anzi, con una risata.

Biografia autrice:
Elena Genero Santoro è nata nel 1975 a Torino, dove attualmente risiede con il marito e i figli. Lavora nel dipartimento di ingegneria dei materiali di una nota casa automobilistica.

Il suo primo romanzo, “Perché ne sono innamorata”, edito da Montag, è uscito nel 2013. Sono seguiti “L’occasione di una vita” (Lettere Animate), “Immagina di aver sognato” e “Diventa realtà” (PubGold), “Ovunque per te” (Policromia) e “Claire nella tempesta”. “Un errore di gioventù”, “Gli Angeli del Bar di Fronte” e “Il tesoro dentro” sono usciti in prima edizione tra il 2014 e il 2016 con 0111 Edizioni e ora sono stati ripubblicati con Gli Scrittori della Porta Accanto. Con Leucotea è prevista l’uscita di “Stanotte o mai”.


Estratto 1:
In casa regnava un silenzio innaturale. Le persiane erano socchiuse, l’ingresso era immerso in una cupa penombra.
«Dov’è papà?» domandò con aria circospetta.
Sua madre prese il fiato, come se le mancasse l’aria. «Papà è di sopra che riposa. C’è una cosa che dovete sapere. Sediamoci un attimo e vi racconto tutto.»
Le gambe di Futura divennero improvvisamente gelatina.
Sua madre riprese a parlare. «Ti avevo accennato che papà ha problemi a digerire, vero?»
Lei annuì, per nulla rassicurata. «Sì, mi avevi detto che vomitava spesso, che aveva dolori all’addome, ma che…»
Ornella, accasciata sul divano, teneva le braccia penzolanti tra le ginocchia e lo sguardo basso. «Abbiamo fatto degli esami, nelle scorse settimane, e la prognosi non è incoraggiante.»
Futura, pur seduta, si sentì mancare la terra sotto i piedi. «Cioè?» Non riusciva ad articolare una frase di senso compiuto. A stento si accorse che Patrick le stava stringendo una mano.
Ornella inspirò profondamente. «Tuo padre ha un tumore.» La voce le tremava. «Proprio ieri ha terminato il ciclo di chemioterapia, ma…»
«Oh, no!» Futura si portò ambo le mani sulla bocca. Dopo un attimo di smarrimento, domandò: «Dovranno operarlo?»
Ornella le mise una mano fredda sul braccio. Se il tentativo era quello di calmarla, sortì l’effetto opposto. «Tesoro, è un tumore al pancreas e non si può operare. Ci sono già troppe metastasi in circolo. Ti stavo dicendo che papà ha fatto la chemio, ma i risultati non sono quelli sperati.»
Futura guardava sua madre, ma non riusciva a metterla a fuoco. «E quindi?»
«E quindi la situazione è così compromessa che non ha senso nemmeno cercare di cronicizzare la malattia con qualche cura sperimentale. Da adesso riceverà solo cure palliative. Gli hanno dato qualche settimana di vita. Papà ne è consapevole.»
A Futura parve che la stanza fosse diventata ancora più buia. O forse era solo perché Patrick la stringeva forte, mentre lei affondava il viso contro il suo petto.


Estratto 2:
A settembre Futura partì davvero. Non sentì mai Raul e non ebbe idea di ciò che lui stesse facendo nel frattempo. Gli scrisse numerose lettere che non ebbe mai il coraggio di spedirgli. Nemmeno lui la cercò.
Futura teneva “La critica della ragion pura” sempre con sé: nello zainetto, sotto il cuscino. Aveva anche provato a leggerlo, ma si era annoiata presto. Preferiva accarezzare con i polpastrelli le note scarne che Raul aveva scritto a matita ai bordi della pagina, con la sua scrittura piccola e spigolosa, come se contenessero chissà quale messaggio per lei. Nelle orecchie aveva le cuffie e in tasca un vecchio walkman, uno dei pochi ancora in circolazione, con l’audiocassetta delle suonate di violino.


Estratto 3:
Costanzo ci pensò su un attimo. Aggrottò la fronte. «Raul Tucci? E chi diavolo…? Ah, sì, ora ricordo. Era quello che al liceo faceva polpette del tuo cuore, vero? E che ci faceva oggi a Carmagnola?» chiese, con una smorfia di fastidio, o forse di dolore.
Futura gli risistemò il cuscino dietro la schiena. «Suonava il violino, proprio come allora. E questo mi ha riportato indietro nel tempo, a un’epoca che credevo morta e sepolta.»
«Perché la sua vista ti ha lasciata così turbata, bambina mia? Forse ti ha detto qualcosa che…?»
«In realtà è stato persino gentile. Senza salamelecchi, come sempre, ma quasi premuroso. Ha pure suonato una ninna nanna per Marina.»
«E allora?»
«Il fatto è che la sua presenza mi sconvolge ancora. È come se lui fosse un chiodo conficcato nel mio cuore che non riesco proprio a espiantare. Mi fa male, ma non posso a farne a meno. Non riesco a odiarlo: una parte di me lo amerà sempre. È una cosa stupida, ma per me Raul è un mito.»
«Ecco, l’hai detto tu stessa: Raul è un mito. Non è qualcosa di reale. È una fantasia.»
«E come lo scaccio dal mio cuore e dal mio cervello?»
«Non lo scacciare! Accettalo per quello che è. È stato amore, comunque, non merita di essere buttato via. Ridimensionato, forse, ma mai rinnegato. Fa parte di te.»


Nessun commento:

Posta un commento